Cabudanni: il mese dei nuovi inizi in Sardegna
Probabilmente sai già per quale motivo in Sardegna Settembre si chiama capudanni, ma questa storia è così ricca di fascino antico e risvolti propositivi che, mia cara Jana, non mi stancherei mai di raccontartela.
Capudanni significa capo d’anno e in Sardegna Settembre era il mese che sanciva l’inizio dell’anno, agricolo è chiaro, l’unico veramente importante e dunque da sancire.
Ora la domanda è sempre la stessa: ce lo siamo inventati noi, o quest’abitudine ci è stata consigliata da altri?
Capudanni: origini del nome
E’ certo che il sardo, senza bisogno di consigli altrui sapesse che Settembre era un buon periodo per vendemmiare e riprendere a pulire i campi e muovere la terra, ma gli storici ci dicono che ereditiamo questa consapevolezza da Bisanzio che dal VI al X secolo d.C. influenza culturalmente e politicamente l’isola.
Il calendario bizantino, te la faccio breve, ricalcava fedelmente (o quasi) il calendario giuliano e in quel calendario l’anno cominciava in Settembre mese nel quale i lavori agricoli riprendevano, la vendemmia si avviava, i contratti fra proprietari e servi si rinnovavano.
La Sardegna giudicale trovando sensato il nome lo mantiene. Settembre rimane Capodanno tanto che nella Carta de Logu il Capudanni è più volte citato, quando ad esempio si vieta di mettere fuoco alle sterpaglie prima della festa di Santa Maria, che si teneva l’otto di settembre (sa festa de Santa Maria, qui est a dies octo de capudanni).
Francesco Alziator propone anche un’altra teoria che lui stesso definisce meno valida rispetto a quella Bizantina: che Capidanni sia traduzione letterale dell’ebraico Rosh Hashanah ebraico secondo quanto riportato da Bonfante nel suo “Tracce del calendario ebraico in Sardegna”.
Il vino di Sardegna
Settembre è anche e soprattutto vino e vendemmia. E con il vino i sardi hanno un rapporto antichissimo. Anche se alcuni si ostinano a dire che il popolo nuragico il vino non lo conoscesse, le ultime ricerche dimostrano che facciamo fermentare uva bianca e nera dal XIV secolo a.C., che non solo usavamo il vino a scopo rituale, ma anche in cucina per la cottura di carni di maiale e cinghiale e soprattutto che i vasi domestici o rituali che dovevano contenere il vino erano spesso resi impermeabili grazie all’uso della cera d’api, cosparsa al loro interno e oggi individuata tramite analisi di laboratorio. Quello che non sappiamo è se vendemmiassimo già da allora in Settembre, ma questo è altamente probabile.
Rituale del Vino e del Nuovo Inizio
Per cui quando settembre si avvicina io penso a due cose almeno: inizi e vino. E già che le celebrazioni rituali per il periodo sull’isola scarseggiano, ne ho elaborato una tutta mia, che sono felicissima di condividere con te.
Materiali
- Un bicchiere di vino rosso (preferibilmente sardo, per connetterti con le tue radici)
- Un piccolo contenitore di terra o una pianta in vaso
- Una candela bianca per la purezza e i nuovi inizi
- Un foglio di carta e una penna
Passaggi
- Crea lo spazio sacro
Trova un luogo tranquillo, preferibilmente all’aperto o vicino a una finestra. Accendi la candela bianca e siediti comodamente, lasciando che la luce della fiamma ti purifichi e ti prepari per il rituale. - Connessione con la terra e il vino
Prendi tra le mani il bicchiere di vino e respira profondamente. (Se sei astemia/o andrà benissimo anche dell’acqua o la bevanda che ritieni ti connetta di più alle tue radici). Il vino per me rappresenta il frutto del lavoro della terra e il rinnovamento ciclico. Pensa a come la terra nutre le viti, e a come tu puoi nutrire i tuoi nuovi progetti. Bevi un sorso lentamente, assaporando il legame con la natura. - Visualizzazione
Chiudi gli occhi e immagina i tuoi progetti e le tue nuove intenzioni per l’anno che inizia. Visualizza questi obiettivi come piccoli semi che pianti nella terra. Immagina la terra nutrire e far crescere questi semi fino a diventare piante robuste e rigogliose. - Scrivi le tue intenzioni
Prendi il foglio di carta e scrivi ciò che desideri realizzare in questo nuovo ciclo. Può essere un progetto creativo, un nuovo stile di vita o un atteggiamento che vuoi coltivare. Scrivi tutto ciò che senti, come se stessi piantando quei semi. - Simbolo del radicamento
Ora, prendi la pianta o il contenitore di terra e, mentre lo tieni tra le mani, ripeti a voce alta o silenziosamente:
“Come la terra sostiene la vite e la vite produce i suoi frutti, così la terra mi sosterrà nei miei nuovi inizi. Che questi propositi siano radicati, nutriti e crescano forti.” - Conclusione
Conserva il foglio scritto in un luogo speciale o piantalo sotto una pianta, simbolicamente consegnando i tuoi propositi alla terra. Bevi il resto del vino come segno di ringraziamento alla natura e al suo ciclo di rinnovamento.
Buon lavoro jana.
Ti aspetto sotto se vuoi farmi sapere dei tuoi nuovi inizi e di come è andato il rituale.
C.